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giovedì 29 luglio 2010
LA FILOSOFIA RITORNA AI TEMI VERI: PORNOSOFIA di Simone Regazzoni
di FABRIZIO ULIVIERI
E’ recentemente uscito per Ponte alle Grazie il libro di Simone Regazzoni, “Pornosofia”, che ha il grande merito di riportare (almeno in Italia) la filosofia a parlare di temi popolari e quotidiani. Di farla uscire dall’ambito accademico e farla scendere per le strade.
Il libro prende in analisi il mondo/fenomeno del porno come prenderebbe in analisi un qualsiasi tema che parlasse di ontologia. E questo è un merito.
Altro merito è il coraggio di questo giovane filosofo che per aver scritto siffatto libro pare che abbia perso il posto di lavoro all’Università Cattolica di Milano (almeno da quello che si legge).
Rischiare il proprio lavoro davanti all’esigenza di fare le cose che uno ama è qualcosa che non deve passare in nessun modo inosservato.
Maxima reverentia debetur a chi si propone di svecchiare questo paese dai dinosauri che ancora (sic!) lo popolano e lo governano…
Ma venendo in medias res, alla lettura del libro di Regazzoni, devo dire che leggendolo mi è sorta l’eterna e banale domanda: ma il porno è di destra o sinistra?
Il porno è azione è numero è moltiplicazione del numero e dell’azione…è soprattutto godimento. Non è il godimento l’essenza stessa del capitalismo? Dunque è di destra?
Vediamo.
La data di inizio del porno, come ci informa Regazzoni, è in piena era capitalista: 12 giugno 1972 giorno in cui si inizia a proiettare il famoso film Deep Throath di Gerard Damiano.
Certo, capisco il senso di novità per il filosofo (Regazzoni) che dall’alto dell’empireo si cala nei visceri dell’inferno, ma in che è sorpreso chi nell’inferno abita? Eventualmente nel vedere che c’è qualcuno che dal paradiso preferisce scendere all’inferno. E certo “Pornosofia” è una bella parola. Anche Marketing è una bella parola, ma alla fine la sostanza del marketing è vendere. O vendi o vai a casa.
Così per la Pornosofia, o parli di pompe, fiche, cazzi, trombate o rischi di parlare di qualcosa che non esiste. Rischi di sublimare ciò che non è subliminabile. E’ un rischio che costantemente corre pagina dopo pagina l’autore. Anche perché il porno non è l’erotismo.
L’erotismo per sua natura tende ad adombrare le situazioni, ad accennarle. E’ un linguaggio più complesso ed anche artistico talora. Tinto Brass a parte, non facevano forse erotismo grandi scrittori come Kawabata, Tanizaki e Anais Nin?
Se nell’erotismo c’è una preoccupazione estetica e di linguaggio, nel porno c’è solo una preoccupazione di quantità. Il porno fa vedere le cose come sono è vero, ma le ingigantisce, mostrando vulve aperte, peni in primo piano, amplessi in posizioni parossistiche ed estreme. Il porno è un fatto commerciale che esiste e sussiste perché c’è un mercato, quello del piacere, che è stato legalizzato perché la società entro cui il porno trova la sua realizzazione ontica lo ammette, per cui anche l’essere puttana trova un suo statuto, un valore commisurato alle possibilità di monetizzare pari a qualsiasi altra affermazione di successo, come l’essere una D’Addario, un calciatore di serie A, una velina, un partecipante ad un reality show, uno chiunque che grida come un ossesso in un qualsivoglia talk show, inveendo ed offendendo…
Prendiamo ora in esame il concetto di reificazione e di nutrimento dei corpi nell’atto sessuale, su cui il testo si sofferma spesso ed a lungo. Devo dire che in verità non mi pare una cosa poi così peregrina che ogni volta che si ha sesso si reifichi un corpo a livello di Ernährung, nutrizione. Nell’atto sessuale ci si nutre di un corpo come fosse cibo: ci si nutre della pelle, del sudore, della saliva, dell’odore, del sapore, dei liquidi vaginali, spermatici, urici ecc…nel sesso un corpo è nutrimento in quanto riempimento. Ci si nutre per svuotarsi. Si fa sesso riempiendoci dello svuotamento del piacere, svuotamento che avviene nel momento stesso (nell’atto stesso) in cui si prende possesso fisico del corpo dell’altro. Solo nella possessione completa di un corpo altrui inizia il processo di svuotamento del proprio desiderio.
Comunque la reificazione od oggettivazione non avviene solo da parte dell’uomo verso la donna ma anche da parte della donna verso l’uomo. Quante donne ammirano un bel culo maschile? Tantissime. Non è forse anche questa una riduzione fenomenologica verso la cosalità della parte rispetto al tutto? Non è forse una riduzione dell’orizzonte interpretativo della persona? Una esclusione della considerazione totale della persona rispetto al campo di “indagine”?
E’ evidente che nel sesso si procede per riduzioni, non vi è mai la considerazione dell’intero rispetto alla parte ma sempre della parte rispetto all’intero: “anche usando la fica si può essere un’artista” (Moana Pozzi).
Nel sesso (fra persone private) a mio avviso, più che l’oggettivazione del corpo esiste la riduzione (fenomenologica) del tutto alla parte. La differenza tra sesso (privatamente consumato) e porno è molto semplice: il porno è la riduzione a fini commerciali del tutto alla parte, mettendo in scena la focalizzazione della parte rispetto al tutto con il fine della vendita. L’erotismo è l’adombramento della parte rispetto a un tutto che ha preoccupazioni artistiche e rispetta tabù espressivi.
Il problema non è se il porno degradi, o meno, la donna ad oggetto, come sostengono le femministe. La degradazione è insita nel sistema, e avviene laddove c’è abbrutimento e l’abbrutimento è fondato (ontologicamente) laddove vengono a mancare valori spirituali e morale, sostituiti dalla quantità di azione non sorretta da nessun valore etico. E dunque nel porno non c’è più abbrutimento (degradazione) di quanta ve ne sia nel lavoro eccessivo nell’amore per il denaro e del successo…
Conclusione? Il porno è di destra o di sinistra?
E’ di destra se la destra si identifica con il capitalismo.