Monsiuer Ousmane (Sotigui Kouyaté) e la signora Sommers (Brenda Blethyn) in un momento topico del film |
Ecco un'altra recensione di Milan principe per IL GRANDE CINEMA ALL' ISTITUTO EUROPEO: "London River". Un film sull Altro. Grandi architetture di pensiero ma che secondo Milan Principe lasciano freddi, alla fine.
Ma leggiamo la recensione.
London River
REGIA: Rachid Bouchareb
SCENEGGIATURA: Rachid Bouchareb, Olivier Lorelle, Zoé Galeron
ATTORI: Brenda Blethyn, Sotigui Kouyaté, Roschdy Zem, Sami Bouajila, Bernard Blancan
GENERE: Drammatico
DURATA: 87 Min
SCENEGGIATURA: Rachid Bouchareb, Olivier Lorelle, Zoé Galeron
ATTORI: Brenda Blethyn, Sotigui Kouyaté, Roschdy Zem, Sami Bouajila, Bernard Blancan
GENERE: Drammatico
DURATA: 87 Min
Londra 7 luglio 2005. Quattro bombe esplodono in piena ora di punta. Quattro assassini che viaggiavano su mezzi pubblici fanno detonare l’esplosivo che portavano nei loro zaini uccidendo in pochi minuti 56 persone e ferendone 700.
Due vite separate e parallele. Origini diverse. Mondi diversi. Un musulmano, Ousmane (Sotigui Kouyaté), una donna cristiana, la signora Sommers (Brenda Blethyn).
Ousmane vive in Francia, la signora Sommers su un’isola della Manica.
Il sospetto li unisce. Il sospetto che qualcosa sia successo ai rispettivi figli.
Ousmane parte dalla Francia e va in Inghilterra alla ricerca del proprio figlio e sarà straniero in una città straniera. La signora Sommers va a Londra, città della sua patria, e sarà straniera nella propria terra. Scoprirà subito che la figlia viveva in un quartiere arabo e pagava l’affitto ad un arabo che al di là dei modi duri è pure gentile.
E’ un film che si interroga sull’Altro e pone delle domande. Chi è l’Altro? Quello che non si conosce ma esiste? O quello che si conosce ma non esiste (come si conosce)?
L’Altro è come noi. Ha figli come noi. Soffre come noi. L’Altro è sempre presente ma non lo conosciamo perché non vogliamo.
L’Altro ci fa paura perché porta una verità che non ci piace.
E la verità per la signora Sommers sarà che sua figlia viveva in un quartiere arabo, pagava l’affitto ad un arabo. Studiava arabo e viveva con un arabo (il figlio del signor Ousmane). E tutt’e due sono spariti senza lasciare tracce.
E’ difficile accettare che la propria figlia si sia convertita all’Islam e abbia studiato una lingua, che per la signora Sommers non c’è motivo di studiare. Perché si deve parlare arabo in Inghilterra? Chi parla arabo in Inghilterra? Non è più normale parlare inglese?
E la signora Sommers scoprirà che in Inghilterra, a Londra, c’è un mondo diverso che parla arabo, pensa arabo e non si integra. E soprattutto conoscerà Monsieur Ousmane: l’Altro, che le farà allentare i freni inibitori e nel dolore si riconoscerà uguale all’Altro.
E’ un film sul razzismo questo, sulla paura dell’Altro e sulla Verità, che è uguale e crudele per tutti: per l’Uguale-a-se-stesso e per l’Altro. Nell’impossibilità di sfuggire alla verità ci si riconosce in un’uguaglianza che è sempre presente a se stessa in modo implacabile, al di là di ogni diversità.
Grandi domande. Grandi geometrie di pensiero ma alla fine questo film non ti lascia niente addosso. Esci dal cinema uguale a come sei entrato.